La settimana sul mercato forex si è aperta con movimenti contrastati.
Il dollaro statunitense ha mostrato una performance mista, rafforzandosi nei confronti delle valute rifugio come yen giapponese e franco svizzero, ma indebolendosi rispetto alla maggior parte delle altre principali divise.
L’indice del dollaro (DXY) ha chiuso la giornata di lunedì in calo dello 0,09%, a quota 98,14.
Euro e sterlina in moderato rialzo
L’euro ha registrato un progresso dello 0,26%, portandosi a 1,1561 dollari, beneficiando della debolezza del biglietto verde. Anche la sterlina britannica ha mostrato un modesto rimbalzo, guadagnando lo 0,08% a 1,3575 dollari, dopo il calo di venerdì (-0,36%) che aveva spinto il cambio fino a 1,3518 nel corso della giornata.
Il cambio euro/sterlina si è attestato a 85,26 pence, in rialzo dello 0,18%, segnalando una certa forza della moneta unica anche sul fronte intraeuropeo.
I riflettori sono ora puntati sulla riunione della Bank of England, in calendario giovedì: il consensus di mercato prevede una conferma del tasso base al 4,25%, ma i futures prezzano con crescente probabilità due tagli entro fine anno, il primo dei quali potrebbe arrivare già a settembre.
Yen e BoJ: nessuna sorpresa, ma messaggio prudente
Il dollaro si è rafforzato dello 0,42% sullo yen, salendo a quota ¥144,70.
La Bank of Japan ha mantenuto invariati i tassi di interesse, come previsto, ma ha annunciato che ridurrà gradualmente il ritmo degli acquisti obbligazionari a partire dal prossimo anno fiscale. Una mossa che conferma l’approccio ultra-cauto della banca centrale, in linea con le pressioni del governo nipponico per favorire una maggiore partecipazione interna ai mercati del debito pubblico.
Mercati attendisti in vista della Fed
Gli investitori rimangono prudenti in attesa della riunione della Federal Reserve, prevista per domani. Anche se la Fed è attesa lasciare invariati i tassi, i mercati monitoreranno con attenzione il tono del comunicato e le valutazioni sull’attività economica, che di recente ha mostrato segnali di rallentamento e nuove pressioni inflazionistiche. In gioco c’è il bilanciamento tra la necessità di tenere sotto controllo l’inflazione e il rischio di indebolire ulteriormente la crescita.
Questa settimana saranno protagonisti anche altri istituti centrali: la Banca Nazionale Svizzera (SNB), la Riksbank svedese e la Norges Bank norvegese comunicheranno le rispettive decisioni di politica monetaria, contribuendo ad alimentare la volatilità sui cambi nordici.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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