Nella giornata di lunedì, diversi esponenti della Federal Reserve hanno espresso opinioni articolate sul futuro della politica monetaria e sull’andamento dell’economia statunitense. Il filo conduttore emerso è stato un approccio prudente: i tassi d’interesse non subiranno modifiche affrettate, ma ogni decisione sarà calibrata in base all’evoluzione dei dati macroeconomici.
Jefferson: la priorità resta il controllo dell’inflazione
Il Vicepresidente della Fed, Philip Jefferson, ha sottolineato che l’obiettivo centrale della politica monetaria resta quello di evitare un’inflazione persistentemente elevata. In un contesto economico ancora incerto, ha ribadito la necessità di lasciare spazio alle attuali politiche per produrre i loro effetti prima di considerare nuovi interventi.
Williams: difficile decidere prima di settembre
John Williams, Presidente della Fed di New York, ha dichiarato che entro luglio non ci sarà una visione chiara e completa dello stato dell’economia. Di conseguenza, la possibilità di un taglio dei tassi prima di settembre appare poco probabile. Il suo messaggio, in linea con quello di Jefferson, rafforza l’idea di una Fed attendista, che vuole evitare mosse premature.
Bostic: un solo taglio nel 2025?
Anche Raphael Bostic, Presidente della Fed di Atlanta, ha manifestato una certa prudenza. Intervistato dalla CNBC, ha affermato che la banca centrale necessiterà di almeno 3-6 mesi per comprendere se l’economia abbia raggiunto un punto di stabilizzazione. Secondo le sue previsioni, nel 2025 ci sarà spazio per un solo taglio dei tassi.
Logan e Kashkari: mercati resilienti ma vulnerabili
La Presidente della Fed di Dallas, Lorie Logan, pur non affrontando direttamente il tema della politica monetaria, ha voluto rassicurare sulla solidità dei mercati del Tesoro e monetari, pur riconoscendone alcune fragilità sistemiche. Dal canto suo, Neel Kashkari, Presidente della Fed di Minneapolis, ha invece evidenziato incertezza sull’impatto di lungo termine delle dinamiche commerciali e tariffarie, adottando una posizione attendista.
Cosa si aspettano i mercati?
Nonostante segnali contrastanti su inflazione e mercato del lavoro – accompagnati da recenti aggiornamenti più “dovish” in ambito commerciale – i mercati stanno scontando circa 50 punti base di tagli entro la fine dell’anno. Tuttavia, gli economisti tendono a un’interpretazione più conservativa, vedendo un rischio crescente di un numero di tagli inferiore rispetto a quanto attualmente prezzato dagli operatori.
La ragione? Il rischio latente di una nuova ondata inflattiva, che potrebbe costringere la Fed a mantenere una postura più restrittiva per un periodo più prolungato.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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