Mercati finanziari: aggiornamenti macro di mercoledì 24 settembre
di: Alessio Moretti 24 Settembre 2025 10:58

Secondo il nuovo rapporto trimestrale dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), l’economia statunitense e quella globale rallenteranno meno di quanto previsto inizialmente nel 2025, sebbene la crescita perda progressivamente slancio verso il 2026 a causa dell’impatto crescente delle tariffe più elevate.
L’OCSE prevede che l’economia statunitense crescerà dell’1,8% quest’anno, rispetto al 2,8% registrato nel 2024, mentre per il 2026 il tasso di espansione dovrebbe scendere all’1,5%. La stima per il 2025 è stata rivista al rialzo rispetto all’1,6% indicato a giugno, mentre la previsione per il 2026 resta invariata.
Dazi in aumento e pressioni inflazionistiche
L’OCSE evidenzia come l’incremento delle tariffe statunitensi sia una delle principali preoccupazioni: la tariffa media effettiva sulle importazioni è salita dal 15,4% di metà maggio al 19,5% a fine agosto, il livello più alto dal 1933. Le nuove tariffe dovrebbero alimentare l’inflazione, prevista al 3,0% nel 2026, in rialzo rispetto al 2,7% del 2025.
Nonostante gli investimenti significativi in nuove tecnologie abbiano sostenuto l’attività economica, ciò non è bastato a compensare gli effetti negativi delle tariffe. Altri fattori che dovrebbero rallentare la crescita includono la diminuzione dell’immigrazione netta e la riduzione del personale federale. L’OCSE ribadisce inoltre la necessità di misure volte a contenere e ridurre il debito pubblico, il quale ha contribuito all’aumento dei rendimenti obbligazionari.
Fed: approcci divergenti alla politica monetaria
Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha sottolineato in un intervento a Providence che i rischi inflazionistici a breve termine restano al rialzo, mentre quelli sull’occupazione sono al ribasso. La recente riduzione dei tassi di 25 punti base è stata motivata dai primi segnali di debolezza del mercato del lavoro. Powell ha inoltre evidenziato che l’impatto delle tariffe si manifesterà gradualmente attraverso prezzi più alti, piuttosto che come shock immediato.
Altri membri della Fed hanno espresso opinioni differenti: la governatrice Michelle Bowman ha invitato ad “agire con decisione” sui tagli dei tassi, mentre Austan Goolsbee, presidente della Fed di Chicago, ha suggerito un approccio più graduale, avvertendo contro tagli troppo aggressivi. Raphael Bostic, presidente della Fed di Atlanta, ha ribadito i rischi inflazionistici e il deterioramento della fiducia sul mercato del lavoro.
Indicatori PMI: rallenta l’attività negli USA, accelera in Europa
Il flash PMI S&P Global per settembre negli Stati Uniti si è attestato a 53,6, sotto il consenso di 54,9 e in calo rispetto al 55,4 di agosto. La crescita dell’attività economica ha rallentato per il secondo mese consecutivo, con domanda più debole e assunzioni più lente. L’inflazione rimane una preoccupazione, alimentata soprattutto dalle tariffe, mentre i prezzi dei servizi hanno registrato un’accelerazione significativa.
In Europa, l’attività economica ha accelerato a settembre al ritmo più rapido degli ultimi 16 mesi, grazie soprattutto al settore dei servizi tedesco. La Francia, invece, ha continuato a contrarsi, con la tredicesima flessione mensile consecutiva. Il settore manifatturiero europeo ha mostrato debolezza, scendendo sotto la soglia di crescita di 50 punti, mentre i servizi hanno mantenuto un buon livello di espansione. Tuttavia, indicatori prospettici segnalano che la ripresa potrebbe non essere sostenibile, con nuovi ordini stabili e un arresto della crescita occupazionale.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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