Israele colpisce l’Iran, cresce la tensione nei mercati globali
I mercati internazionali si trovano a fare i conti con un’improvvisa escalation delle tensioni in Medio Oriente, a seguito delle notizie secondo cui Israele avrebbe colpito decine di obiettivi in Iran.
L’operazione, secondo quanto riportato, mira a compromettere in modo significativo il programma nucleare di Teheran, alimentando il rischio concreto di un nuovo conflitto regionale dalle conseguenze ancora difficili da prevedere.
L’azione militare è avvenuta poche ore dopo un colloquio telefonico avvenuto lunedì tra l’ex presidente Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, durante il quale Trump avrebbe sollecitato una riduzione della retorica bellica.
Nella giornata di ieri, gli Stati Uniti hanno ordinato l’evacuazione parziale di diverse strutture presenti in Medio Oriente, segnale di crescente allerta. Un portavoce dell’esercito israeliano ha dichiarato che l’attacco ha avuto come bersaglio principale il programma nucleare iraniano, ma ha incluso anche altre installazioni militari e alti comandanti delle forze armate di Teheran.
Secondo fonti ufficiali, decine di aerei hanno completato la prima ondata dell’assalto nelle ore precedenti l’alba di venerdì.
Reazioni dei mercati:
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Le borse asiatiche ed europee segnalano un crollo dei futures Usa (S&P −1,7 %, Nasdaq −1,8 %) .
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Il petrolio vola: +9 % per Brent (75,36 $), +14 % WTI – con brusca impennata dei prezzi dell’energia globale.
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Oro e valute rifugio (franco svizzero, yen) in forte ascesa .
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I rendimenti dei Treasury a 10 anni scendono a 4,31 %, livello più basso da un mese.
Gli analisti ipotizzano ulteriore volatilità in vista di una probabile risposta iraniana e del conseguente rischio geopolitico.
Dati USA: Rallentamento del mercato del lavoro e inflazione contenuta
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Richieste iniziali di disoccupazione (settimana al 7 giugno): 248 000, invariato, livello più alto in 8 mesi .
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Media a 4 settimane: 240 300, record da agosto 2023 .
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Richieste continue (fino al 30 maggio): 1,956 milioni, livello massimo da novembre 2021 .
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PPI core (prezzi alla produzione): +0,1 % m/m a maggio (contro +0,3 % atteso), +3,0 % su base annua, minimo da agosto . Ad aprile la crescita era rivista da −0,4 % a −0,2 % m/m, e 3,2 % a/a .
Implicazioni immediate:
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Il rallentamento del mercato del lavoro e l’inflazione moderata rafforzano le probabilità di una retrocessione dei tassi da parte della Fed.
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Tuttavia, sono presenti elementi distorsivi: i dazi influenzano alcuni settori (macchinari, materiali), mentre l’indice PCE, preferito dalla Fed, mostra segnali di raffreddamento più ampi .
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Mercati obbligazionari reagiscono: rendimento Treasury decennale sotto 4,4 %, evidenzia una crescente fiducia nei tagli futuri .
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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