I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi sono scesi lunedì: il rendimento del titolo a 10 anni è diminuito di 4,4 punti base, portandosi al 3,979%. Anche l’estremità lunga della curva ha registrato un calo: il titolo a 30 anni ha perso 5,7 punti base, attestandosi al 4,547%.
La flessione iniziale dei rendimenti era stata innescata da due grandi aste del Tesoro USA: 69 miliardi di dollari in titoli a 2 anni e 70 miliardi in titoli a 5 anni. Al momento della chiusura dell’asta, i titoli a 2 anni sono stati collocati a un rendimento leggermente inferiore alle attese di mercato, segno che gli investitori hanno richiesto un premio minimo. I “direct bidders” — ossia gli acquirenti che comprano per il proprio portafoglio — hanno acquisito il 34,8% del lotto dei 2 anni: si tratta della quota più alta dal ottobre 2012, e della seconda più ampia mai registrata.
Nel caso dei 5 anni, l’asta ha dato esiti migliori: rendimento fissato al 3,625%, inferiore alla media delle ultime sei aste (circa 3,894%). Il rapporto bid-to-cover (domanda/quantità offerta) si è attestato a 2,38×, appena sopra la media di 2,36×.
Dopo queste aste, il rendimento sul titolo USA a 2 anni — spesso considerato un indicatore delle attese sui tassi d’interesse — è sceso di 0,2 punti base, al 3,499%. Lo spread fra i titoli a 2 e 10 anni si è stretto, passando da 52,2 a 48,0 punti base: il livello più basso da settembre.
Secondo lo strumento CME Group FedWatch, i futures sui fondi federali prezzano ora una probabilità del 97,3% per un taglio dei tassi di 25 punti base alla riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) in programma questa settimana, in calo rispetto al 99,4% della scorsa settimana. I trader prevedono nello scenario cumulativo tagli per 48,8 punti base entro fine anno, leggermente inferiori ai 50,1 stimati la settimana precedente.
Europa: Bund e periferici
I rendimenti obbligazionari nell’area euro sono rimasti vicini ai massimi delle ultime due settimane, sostenuti da dati economici più positivi del previsto.
Nel dettaglio:
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Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni ha raggiunto un picco il 14 ottobre, per poi scendere leggermente a 2,619% (‐0,9 punti base). Il consenso di mercato ritiene che la European Central Bank (BCE) manterrà invariati i tassi nel meeting di giovedì; non sono attesi ulteriori aggiustamenti per il prossimo anno, sebbene alcuni funzionari della BCE abbiano avvertito sui rischi emergenti nei mercati finanziari.
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Il rendimento del titolo tedesco a 2 anni è salito di +0,9 punti base, toccando 1,976% (massimo di due settimane). Questo aumento è correlato a sondaggi sull’attività economica che hanno indicato una spinta più forte del previsto su scala eurozona, e in Germania il settore privato ha registrato la crescita più robusta da oltre due anni.
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In Francia, il rendimento a 10 anni è sceso di -1,7 punti base a 3,421%, dopo che l’agenzia Moody’s Investors Service ha confermato il rating creditizio transalpino, ma ne ha rivisto l’outlook da “stabile” a “negativo”.
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In Italia, il rendimento a 10 anni è diminuito di -2,1 punti base al 3,370%. Lo spread fra i BTP italiani e il Bund tedesco a 10 anni si è ristretto di 1,2 punti base, portandosi a 75,1 punti base.
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Per questa settimana sono attese nuove emissioni di debito pubblico in Germania, Belgio e Italia: secondo la Commerzbank la fornitura totale potrebbe raggiungere circa 25 miliardi di euro, un balzo rispetto ai circa 6 miliardi della settimana precedente — un aumento che potrebbe esercitare pressione al rialzo sui rendimenti.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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di: Alessio Moretti 11 Settembre 2025 10:54
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