Banche centrali al centro: BCE ferma, BoE taglia, BoJ alza. Inflazione USA sorprende al ribasso

di: Alessio Moretti 19 Dicembre 2025 9:58

rialzi da panico a wall street

BCE: politica invariata, inflazione al target nel medio termine

La Banca Centrale Europea ha mantenuto il tasso sui depositi al 2% per la quarta riunione consecutiva, confermando un quadro macro coerente con il ritorno dell’inflazione al target del 2% nel medio periodo. Le nuove proiezioni indicano un’inflazione complessiva inferiore all’obiettivo nei prossimi due anni, ma nuovamente al 2,0% nella prima stima per il 2028.

L’inflazione core è ora prevista al 2,2% nel 2026 (dal precedente 1,9%), per poi rallentare all’1,9% nel 2027 e risalire al 2,0% nel 2028. La revisione al rialzo per il 2026 riflette soprattutto una discesa più lenta dei prezzi dei servizi.
Sul fronte della crescita, la BCE ha migliorato le stime di PIL 2025 all’1,4% (da 1,2%), con il 2026 rivisto all’1,2% (da 1,0%). La crescita è vista all’1,4% anche nel 2027 e 2028.

La comunicazione resta improntata a un approccio data-dependent e meeting-by-meeting. Prima della riunione, i policymaker avevano minimizzato i rischi di undershooting dell’inflazione nel breve periodo. La presidente Christine Lagarde ha ribadito che deviazioni marginali dal target non giustificherebbero interventi, segnalando una soglia elevata per ulteriori allentamenti. In linea con questa impostazione, Isabel Schnabel ha recentemente affermato che il prossimo movimento dei tassi potrebbe essere un rialzo, coerentemente con le aspettative di mercato.

BoE: taglio da 25 bp dopo voto diviso

La Bank of England ha ridotto il Bank Rate di 25 punti base al 3,75%, come atteso, ma con un voto estremamente risicato (5–4). Decisivo il cambio di posizione del governatore Andrew Bailey, che a novembre aveva votato per la stabilità.

Bailey ha sottolineato che i dati più recenti confermano un processo di disinflazione più strutturato, con l’inflazione ormai oltre il picco e le misure di bilancio destinate a esercitare un ulteriore effetto frenante. Eventuali nuovi tagli dipenderanno dall’evoluzione del quadro inflazionistico, con un percorso di riduzione graduale dei tassi. In assenza di shock, le decisioni future potrebbero diventare più “sfumate”, riflettendo sia il limitato margine di manovra rispetto al tasso neutrale, sia l’incertezza sulla sua reale collocazione.

Le proiezioni indicano un CPI intorno al 3% nel Q1 2026, con le misure fiscali destinate a ridurlo di ulteriori 0,5 punti percentuali. L’inflazione è ora vista vicina al 2% nel Q2 2026. Il mercato del lavoro mostra segnali di raffreddamento, ma le aspettative salariali restano elevate; la crescita del PIL è stimata piatta nel Q4.

BoJ: rialzo da 25 bp e normalizzazione graduale

La Bank of Japan ha approvato all’unanimità un rialzo dei tassi di 25 punti base, portando il tasso overnight allo 0,75%, massimo dal 1995. La decisione riflette la fiducia nel mantenimento del ciclo virtuoso salari-prezzi, supportata da evidenze raccolte dalle filiali regionali.

Pur riconoscendo rischi legati all’economia statunitense e alle politiche tariffarie, la BoJ ha osservato che tali incertezze si sono attenuate. La banca ritiene ora altamente probabile il raggiungimento della stabilità dei prezzi nella seconda metà dell’orizzonte previsivo.
Il comunicato ribadisce che, con tassi reali ancora bassi, ulteriori rialzi saranno graduali e coerenti con l’evoluzione di attività economica e inflazione. Alcune divergenze interne hanno però prodotto un tono leggermente più hawkish: Takata ha sostenuto che l’inflazione ufficiale e sottostante ha già sostanzialmente centrato il target, mentre Tamura prevede un allineamento più stabile dalla metà del periodo previsivo in avanti. Ora l’attenzione si sposta sulla conferenza stampa del governatore Ueda.

USA: CPI di novembre sotto le attese

Negli Stati Uniti, il CPI di novembre ha sorpreso al ribasso. L’inflazione headline è salita del 2,7% a/a (contro attese al 3,1% e il precedente 3,0%), mentre la core si è attestata al 2,6%, il ritmo più lento da marzo 2021, anch’essa sotto consenso e dato precedente (3,0%).

Alcuni economisti invitano alla cautela, segnalando possibili distorsioni legate allo shutdown governativo di ottobre, che ha ostacolato la raccolta dei dati del Bureau of Labor Statistics.
Nonostante ciò, il report fornisce segnali chiari di raffreddamento delle pressioni inflazionistiche: i prezzi degli affitti sono cresciuti del 3,0% a/a, il minimo in oltre quattro anni; le categorie sensibili ai dazi (abbigliamento, calzature, elettrodomestici) sono rimaste stabili, mentre i prezzi dei veicoli hanno continuato a normalizzarsi, con cali nell’usato e stabilità nel nuovo.

Informazioni sull'autore: Alessio Moretti

Autore Articolo: Alessio Moretti
Laureato in Economia e Management ed esperto in contenuti finanziari e marketing digitale. Dal 2016 si dedica al mondo degli investimenti e dal 2018 collabora con TradingFacile come seo strategist e quantic Trader. IN BREVE: - Dal 2016 entra nel mondo del trading diventando programmatore di strategie automatiche; - Dal 2018 si dedica al marketing digitale e scrive di economia e finanza; STUDI: Laurea in economia e management

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