I prezzi del petrolio sono tornati a salire giovedì, in seguito a un duro avvertimento lanciato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump: ogni paese o individuo che acquisterà petrolio o prodotti petrolchimici dall’Iran sarà soggetto a sanzioni secondarie da parte di Washington.
Di conseguenza, il Brent ha chiuso la giornata a 62,13 dollari al barile, in rialzo di 1,07 dollari (+1,8%), mentre il WTI (West Texas Intermediate) è salito di 1,03 dollari, attestandosi a 59,24 dollari al barile (+1,8%).
Sanzioni e Geopolitica: l’Iran nel mirino, ma anche Venezuela e Russia
L’annuncio arriva dopo il rinvio del vertice sul programma nucleare iraniano, previsto a Roma per sabato. Gli Stati Uniti continuano a colpire con sanzioni le entità coinvolte nel trasporto di greggio iraniano e, parallelamente, stanno intensificando la pressione anche sulle esportazioni di petrolio dal Venezuela.
Trump ha inoltre minacciato ulteriori sanzioni contro la Russia e l’imposizione di dazi sui paesi che importano petrolio russo, nel caso in cui il presidente Vladimir Putin non partecipi a negoziati concreti per porre fine al conflitto in Ucraina. Proprio mercoledì, USA e Ucraina hanno firmato un accordo che prevede una partecipazione americana nei profitti derivanti dalle future vendite delle risorse minerarie ed energetiche ucraine.
Prospettive di Domanda in Calo: Rallenta l’Economia USA e la Cina Arranca
Sul fronte della domanda, però, emergono segnali di debolezza. I dati pubblicati mercoledì hanno mostrato che l’economia statunitense ha registrato una contrazione per la prima volta dal 2022, alimentando i timori di una possibile recessione. Contemporaneamente, l’attività manifatturiera in Cina ha subito il peggior calo dal 2023, indicando un rallentamento della seconda economia mondiale.
Focus su OPEC+: Possibile Aumento della Produzione a Giugno
Nel frattempo, secondo quanto riportato da Reuters, alcuni membri dell’alleanza OPEC+ starebbero valutando la possibilità di aumentare la produzione di petrolio anche per il mese di giugno, per il secondo mese consecutivo. Fonti vicine ai negoziati riferiscono che otto paesi del cartello si riuniranno lunedì 5 maggio per definire i piani di produzione.
Informazioni sull'autore: Filippo Giannini
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