I prezzi del petrolio hanno registrato un lieve calo nella seduta di lunedì 30 giugno, poiché gli investitori hanno valutato sia il calo dei rischi geopolitici in Medio Oriente che la possibilità di un aumento della produzione da parte dell’alleanza OPEC+ ad agosto.
La scorsa settimana, sia i future sul Brent che sul WTI hanno segnato i maggiori cali settimanali da marzo 2023. Tuttavia, entrambi hanno chiuso il mese di giugno con il secondo guadagno mensile consecutivo, rispettivamente +5,84% e +6,74%.
I future sul Brent sono aumentati di 22 centesimi, pari a +0,33%, chiudendo a 67,63 dollari al barile prima della scadenza del contratto lunedì. Il contratto di settembre, più scambiato, ha concluso la sessione a 66,74 dollari. Nel frattempo, i future sul WTI sono scesi di 18 centesimi, pari a -0,28%, chiudendo a 64,89 dollari al barile.
Sale la produzione negli Stati Uniti
Il sentiment ribassista nel mercato di lunedì è stato ulteriormente influenzato dalla produzione record di petrolio degli Stati Uniti.
Secondo i dati dell’Amministrazione per l’Informazione sull’Energia (EIA) riguardo alla serie Petroleum Supply Monthly, la produzione di petrolio negli Stati Uniti ha raggiunto un nuovo massimo di 13,47 milioni di barili al giorno (bpd) ad aprile, con un incremento rispetto ai 13,45 milioni di bpd di marzo.
A peggiorare le preoccupazioni sul lato dell’offerta, quattro fonti interne all’alleanza OPEC+ hanno riferito a Reuters la scorsa settimana che il gruppo è pronto ad aumentare la produzione di 411.000 barili al giorno ad agosto, dopo incrementi simili a maggio, giugno e luglio. Se approvato, ciò porterebbe l’aumento complessivo dell’offerta da parte dell’OPEC+ a 1,78 milioni di bpd finora quest’anno, pari a oltre l’1,5% della domanda globale totale. Il gruppo di produttori di petrolio è programmato per il prossimo incontro il 6 luglio.
Previsioni future greggio WTI – martedì 1 luglio
In questo martedì 1 luglio, i future sul greggio WTI si stanno muovendo al momento della scrittura in leggero rialzo poco sopra i 65 dollari al barile.
Dal punto di vista tecnico, la situazione rimane debole: il mercato sta attualmente difendendo il supporto dei 65 dollari, ma rimane comunque al di sotto della media mobile a 200 periodi, segnale di un trend generale ribassista.
Una chiusura giornaliera sotto i 65 dollari potrebbe aprire la strada a una correzione più profonda, con il primo target a 63,40 dollari. Eventuali ulteriori perdite potrebbero estendersi fino all’area dei 60,00 dollari nei prossimi giorni.
Non ci aspettiamo movimenti rialzisti significativi per il momento. Le prime resistenze da monitorare sono a 68,00 e 70,00 dollari, ma la soglia critica da superare per assistere a un possibile rally direzionale è quella dei 72,00 dollari.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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