Oro
Il prezzo dell’oro ha chiuso la settimana in rialzo, sostenuto dalle aspettative di un possibile taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve già a settembre. Le dichiarazioni del presidente Jerome Powell al simposio di Jackson Hole hanno rafforzato questa ipotesi, spingendo gli acquisti sul metallo giallo.
Il contestuale calo del dollaro statunitense (-0,92%) ha reso l’oro più competitivo per gli investitori esteri, determinando un incremento dell’1,00% del prezzo spot a 3.371,67 dollari l’oncia. Su base settimanale, il rialzo complessivo si è attestato a +1,10%.
Nel mercato fisico, la domanda resta contenuta nei principali hub asiatici a causa dell’elevata volatilità. In India, tuttavia, le gioiellerie hanno ripreso ad approvvigionarsi in vista dell’imminente stagione festiva, sostenendo marginalmente i volumi.
Petrolio
Il comparto petrolifero ha registrato una fase di stabilizzazione, con i prezzi che hanno archiviato la prima settimana positiva delle ultime tre. La dinamica è stata guidata da due fattori contrapposti: da un lato i rischi di interruzione dell’offerta legati al conflitto Russia-Ucraina, dall’altro le incertezze relative a iniziative diplomatiche volte ad allentare le tensioni.
Il Brent ha chiuso a 67,82 $/barile (+0,36% nella giornata, +2,54% su base settimanale), mentre il WTI ha terminato a 63,77 $/barile (+0,46% giornaliero, +1,00% nella settimana).
Le tensioni geopolitiche hanno rappresentato il principale sostegno ai prezzi. Bombardamenti russi nei pressi del confine ucraino con l’UE e contrattacchi di Kiev contro una raffineria russa e la stazione di pompaggio di Unecha – nodo chiave dell’oleodotto Druzhba verso Europa centrale – hanno sollevato timori di interruzioni nelle forniture verso Ungheria e Slovacchia per almeno cinque giorni.
Parallelamente, si sono registrati segnali di dialogo con un’iniziativa della Casa Bianca per promuovere un summit tra i leader di Mosca e Kiev. Tuttavia, le prospettive di un incontro rimangono incerte, complice la dichiarazione del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, secondo cui non esisterebbe ancora un’agenda condivisa.
Offerta e produzione
Dal lato produttivo, le compagnie energetiche statunitensi hanno ridotto per la quarta volta in cinque settimane il numero di impianti attivi per l’estrazione di petrolio e gas naturale.
Secondo Baker Hughes, la rilevazione settimanale mostra un calo di un’unità, portando il totale a 538 impianti, livello più basso da metà luglio.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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