I prezzi del petrolio hanno chiuso in calo venerdì, penalizzati dal deterioramento del “geopolitical risk premium” legato ai negoziati di pace tra Russia e Ucraina, ancora in stallo. Anche l’attesa per l’esito della riunione dell’OPEC+ di domenica—con possibili interventi sulla politica produttiva—ha contribuito a mantenere il sentiment prudente.
Le contrattazioni sul WTI hanno inoltre ripreso dopo un’interruzione tecnica al CME Group, attribuita a un problema di raffreddamento presso un data center di CyrusOne. Il Brent, invece, ha continuato a scambiare regolarmente sul circuito ICE.
Andamento dei prezzi
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Brent crude: chiusura a 62,32 $/barile, -1,07 $ (-1,69%)
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WTI crude: chiusura a 58,48 $/barile, -0,60 $ (-1,02%)
Non essendoci stato un fixing giovedì per il Thanksgiving americano, il confronto avviene con la chiusura di mercoledì.
Su base settimanale, il WTI ha guadagnato +0,86%, mentre il Brent ha ceduto -0,26%. Entrambi i benchmark hanno però registrato il quarto calo mensile consecutivo, la serie negativa più lunga dal 2023:
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WTI -3,94% a novembre
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Brent -4,23% a novembre
Pressioni ribassiste: surplus atteso e produzione record USA
Nonostante margini di raffinazione ancora robusti in alcune regioni abbiano sostenuto la domanda, le aspettative di un eccesso di offerta restano un freno importante.
Secondo i dati EIA pubblicati venerdì:
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La produzione statunitense a settembre è salita di +44.000 bpd, raggiungendo il massimo storico di 13,84 milioni bpd.
La crescita dell’offerta americana rafforza i timori di un surplus nel primo trimestre 2025.
In settimana, l’ottimismo su un possibile accordo di pace tra Russia e Ucraina aveva inizialmente pesato sui prezzi; tuttavia, il mancato avanzamento dei negoziati ha favorito un rimbalzo nelle tre sedute precedenti.
Fonti Reuters indicano inoltre che l’Arabia Saudita potrebbe tagliare nuovamente, per gennaio, il prezzo ufficiale di vendita del greggio ai clienti asiatici—sarebbe il secondo mese consecutivo e il livello più basso degli ultimi cinque anni.
OPEC+: confermata la pausa agli aumenti produttivi per Q1 2026
La riunione OPEC+ di domenica non ha portato sorprese: il cartello ha ribadito la decisione presa a novembre di mantenere sospesi gli aumenti di produzione nel primo trimestre 2026.
Le principali indicazioni operative:
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Restano da reintegrare circa 1,2 milioni bpd della tranche residua da 1,65 milioni bpd, dopo il ripristino della prima tranche da 2,2 milioni bpd.
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La terza tranche di tagli, pari a 2 milioni bpd, rimarrà attiva fino a fine 2026.
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Il gruppo ha confermato un approccio prudente, vista la domanda stagionalmente debole.
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OPEC+ ha inoltre riaffermato la propria disponibilità a estendere la pausa o invertire le riduzioni volontarie se le condizioni di mercato lo richiedessero.
Infine, i membri hanno approvato un nuovo quadro metodologico per la valutazione della capacità produttiva dei singoli Paesi, che servirà a definire le quote di riferimento per il 2027.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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di: Alessio Moretti 11 Settembre 2025 10:54
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