Il dollaro statunitense ha chiuso la settimana in calo, segnando perdite su più fronti a causa delle crescenti incertezze legate a un possibile blocco delle attività del governo federale. Il clima di incertezza ha pesato sul sentiment degli investitori e provocato ritardi nella pubblicazione di dati chiave, tra cui il rapporto mensile sui nonfarm payrolls, indicatore essenziale per valutare lo stato dell’economia americana.
Nel tardo pomeriggio di venerdì, l’euro è salito dello 0,20% a 1,1741 dollari, portando il guadagno settimanale a +0,34%, la performance migliore da un mese. Anche la sterlina britannica ha mostrato forza, avanzando dello 0,31% a 1,3478 dollari, con un incremento settimanale di +0,58%, il più ampio dall’11 agosto.
Il rafforzamento della moneta unica ha contribuito al ribasso dell’indice del dollaro, sceso dello 0,15% a 97,71 punti, con un calo settimanale di -0,48%, il peggiore da luglio. Il biglietto verde ha perso terreno anche nei confronti del franco svizzero (-0,30% a 0,7951 franchi), registrando la flessione più marcata da metà agosto.
Yen in lieve arretramento, attenzione puntata sulla politica giapponese
Sul fronte asiatico, lo yen giapponese ha ceduto terreno dopo i rialzi della settimana precedente, con il cambio dollaro/yen in leggero aumento di +0,03% a 147,45, dopo aver toccato minimi intraday vicini a -0,40%. Nonostante ciò, lo yen ha chiuso la settimana con un progresso dell’1,36%, il più consistente da metà maggio.
Gli investitori monitorano con attenzione le prospettive di politica monetaria della Bank of Japan (BoJ) in vista delle elezioni interne al Partito Liberal Democratico, in programma nel fine settimana, che potrebbero influenzare la futura linea di politica economica e fiscale del Giappone. Il governatore Kazuo Ueda ha mantenuto un tono prudente sull’outlook globale, raffreddando le attese di un imminente rialzo dei tassi.
Indicatori macro: segnali di rallentamento negli Stati Uniti
I dati diffusi venerdì hanno confermato un raffreddamento dell’attività nel settore dei servizi USA. L’indice PMI non manifatturiero dell’Institute for Supply Management (ISM) è sceso a 50 punti in settembre — il livello che separa espansione e contrazione — rispetto ai 52 di agosto, a fronte di stime che prevedevano un calo più moderato a 51,7.
L’indebolimento dell’indicatore ha contribuito ad accentuare la pressione ribassista sul dollaro.
Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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di: Alessio Moretti 11 Settembre 2025 10:54
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