Settembre il mese peggiore per Wall Street, sarà così anche quest’anno?
di: Alessio Moretti 10 Settembre 2025 11:30

Settembre è da sempre un mese scomodo per i mercati azionari in generale e per quelli di Wall Street in particolare.
Nonostante i grandi crash siano spesso associati a ottobre – dal 1929 al 2008 – i dati ci dicono che è proprio settembre, in media, il periodo più debole per gli indici americani.
Perché settembre è considerato il mese “maledetto” di Wall Street?
Secondo i dati del Warren AI di InvestingPro, dal 1950 a oggi, l’S&P 500 ha registrato nel mese di settembre un rendimento medio di circa -0,68%, con appena il 44% delle chiusure positive.
Numeri che lo rendono il mese più difficile per chi investe in azioni USA. Anche Dow Jones e Nasdaq mostrano performance simili, con leggere differenze, ma sempre in territorio negativo.
Negli ultimi dieci anni la tendenza si è accentuata: la media dell’S&P 500 a settembre si avvicina al -2%, confermando il cosiddetto “September Effect”, un’anomalia stagionale riconosciuta a livello globale.
Le spiegazioni? Ce ne sono diverse:
- Ribilanciamenti di portafoglio da parte dei grandi gestori, che si posizionano per l’ultima parte dell’anno.
- Prese di profitto dopo i rally estivi.
- Window dressing dei fondi comuni, ovvero operazioni di vendita e acquisto strategiche per chiudere il trimestre o l’anno fiscale in modo più favorevole.
- Psicologia degli investitori, che rientrano dalle vacanze già consapevoli della “stagionalità negativa”, alimentando una sorta di profezia che si autoavvera.
- Liquidità più scarsa tra i retail, che tornano dalle ferie e iniziano a guardare alle spese per fine anno.
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Eccezioni che non confermano la regola
Se la statistica parla chiaro, non è detto che ogni anno il copione si ripeta.
Nel 2024, ad esempio, l’S&P 500 ha chiuso settembre con un sorprendente +2%, smentendo la tradizione. E non sarebbe la prima volta che accade: anche tra il 2018 e il 2019, due settembri consecutivi hanno registrato rialzi.
Questo ci ricorda che la stagionalità è un’indicazione utile, ma non un oracolo. I mercati sono guidati da dinamiche ben più complesse, tra dati macroeconomici, decisioni delle banche centrali e fattori geopolitici.
Come sarà allora il settembre di quest’anno?
Il contesto attuale è particolare:
- Il Nasdaq Composite ha messo a segno già un +13.3% quest’anno;
- L’S&P 500 viaggia a +10,9%.
- Il Dow Jones segna un più modesto, ma solido, +7,4%.
Il mese di settembre si è aperto con una leggera correzione a cui ha poi fatto seguito fin qui un’inversione di rotta, mentre i rendimenti obbligazionari sono saliti e l’oro ha toccato nuovi record.
Al momento della scrittura il saldo del mese vede per il Nasdaq Composite un rialzo de +3,9%, per il Dow Jones +3,5% e l’S&P 500 +1,9%.
A trainare i mercati sono state le aspettative crescenti di un taglio dei tassi da parte della Fed nella prossima riunione del 17 settembre.
I rialzi proseguiranno o vincerà la statistica?
Riteniamo che quest’anno più che la stagionalità e la statistica, saranno le scelte della Fed a influenzare il mercato, a cominciare dal meeting del 17 settembre.
Dopo il simposio di Jackson Hole, la Federal Reserve ha segnalato la possibilità di tagli dei tassi nei prossimi mesi, ma con un approccio graduale. Tutto dipenderà dall’evoluzione dei dati macro.
Sul piano tecnico, il mese sarà inoltre condizionato dal “triple witching day” (scadenza contemporanea di futures e opzioni il terzo venerdì del mese), storicamente foriero di picchi di volatilità.
Conclusioni
Guardando alla storia, settembre non promette nulla di buono per gli investitori azionari. Tuttavia, il contesto del 2025 suggerisce cautela nel trarre conclusioni meccaniche.
Da un lato, la stagionalità negativa resta un fattore da monitorare; dall’altro, il sostegno della politica monetaria e la resilienza della corporate America potrebbero limitare l’impatto del September Effect.
Non a caso, diversi strategist — tra cui Goldman Sachs — suggeriscono un approccio tattico: comprare i ribassi di settembre in vista di un possibile rimbalzo trainato dai tagli dei tassi e dalla forza degli utili attesi per il 2026.
In definitiva, dai dati storici settembre si conferma il mese più debole dell’anno, anche se il 2025 potrebbe fare eccezione, tuttavia visti i rialzi da inizio mese ad oggi l’idea è di agire con la massima cautela, poiché potremmo anche assistere ad uno storno nella seconda metà del mese, ovvero dopo le scadenze tecniche.
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Informazioni sull'autore: Alessio Moretti
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